L’utilizzo di strumenti digitali e l’accesso alla Rete possono sicuramente rappresentare un’esperienza positiva e di arricchimento culturale, ma serve attenzione, soprattutto da parte dei genitori. Il vademecum di Pepita e Fondazione Carolina per chi sta considerando di regalare uno smartphone a un bambino
“Mamma e papà, mi comprate un cellulare? In classe ce l’hanno tutti e io vorrei fare le stesse cose che fanno i miei compagni, non vorrei sentirmi escluso”. Tutti i genitori si trovano – chi prima, chi dopo – a dover rispondere a questa domanda dei loro figli. Quand’è il momento migliore per regalare uno smartphone a un bambino? Può essere l’età la sola discriminante per poter decidere se si tratta di un acquisto giusto o sbagliato? Per rispondere a queste e altre domande, un punto di riferimento per i genitori è Minori Online, una guida gratuita curata da Ivano Zoppi, fondatore di Pepita Onlus e segretario generale di Fondazione Carolina, realtà che in questi mesi ha partecipato attivamente a Get Digital, un progetto promosso da Facebook per fornire a famiglie, insegnati e ragazzi suggerimenti pratici per utilizzare in maniera responsabile gli strumenti digitali.
Durante uno degli incontri di Abitare il Web – progetto di Fondazione Carolina nell’ambito di Get Digital – coordinato dalla fondatrice di Mami Club, Federica Migliorini, Ivano Zoppi ha sottolineato come regalare uno smartphone prima del raggiungimento dei 12-13 anni di età abbia poco senso, “non tanto perché non debba essere uno strumento importante o utile per essere in contatto con i propri amici e per fare esperienze online”, ammette, ma perché fino a quell’età bambini e ragazzi non sono in grado di discernere il reale utilizzo di questo strumento e, soprattutto, i rischi che si incontrano.
L’età, però, non può essere solo l’unica discriminante. “Se mio figlio mi chiedesse: Mi regali un cellulare? Ce l’hanno tutti e non voglio sentirmi escluso, vorrei fare le stesse cose che fanno i miei compagni. La domanda che mi farei è: Mio figlio ha davvero bisogno di un cellulare? È davvero l’unico in classe che non ha questo strumento? Sono riuscito come genitore a trasmettere un uso positivo dello strumento? Ho la capacità di comprendere che, durante l’utilizzo di questo strumento, possono succedere cose anche pericolose per i miei figli?”, afferma il segretario generale di Fondazione Carolina. La questione non riguarda solo la maturità dei ragazzi, ma anche la preparazione di noi genitori. Siamo davvero preparati a mettere a disposizioni dei nostri figli uno strumento così importante? Zoppi invita a ragionare su questo aspetto: “Quando abbiamo iniziato a guidare che età avevamo? E cosa abbiamo dovuto fare per arrivare ad avere la patente e quindi guidare? Abbiamo dovuto studiare la teoria, abbiamo dovuto studiare e fare pratica con un istruttore. Abbiamo anche fatto pratica con un fratello più grande o un genitore ed era sempre un motivo di litigio. Questo lavoro viene fatto con i nostri figli mentre gli mettiamo in mano uno strumento come uno smartphone? Di fatto, gli stiamo dando una Ferrari – perché lo smartphone è uno strumento che costa e fa cose meravigliose, va velocissimo – ma spesso ci dimentichiamo di dargli la patente e ricordargli che ci sono delle regole.
Le regole sono un aspetto fondamentale. Sì, perché bisogna far capire ai nostri figli che Internet non è qualcosa di virtuale, ma reale. È un ambiente che ha bisogno di regole e che queste regole vengano rispettate. “Chi più dei genitori e della comunità educante può aiutare a trasmettere e far comprendere queste regole?”, aggiunge Zoppi, che punta i riflettori su una frase del giornalista Aldo Cazzullo:
“In rete tutti chiacchierano, molti gridano, qualcuno insulta, minaccia, calunnia; e nessuno ascolta. Alla disperata ricerca di attenzione e aiuto, tanti ragazzi affidano a YouTube e ai social le loro cose più intime, talora vergognose, come naufraghi che infilano il messaggio nella bottiglia e la affidano alle onde dell’oceano, fiduciosi che giunga nelle mani di un soccorritore; che però non c’è.”
“Questa frase è un po’ la fotografia di quello che avviene in Rete”, aggiunge il fondatore di Pepita Onlus. “Siamo arrivati al punto in cui i nostri ragazzi affidano alla Rete la loro identità, la loro intimità. Perché la Rete oggi è diventata, a mio avviso, è diventata una nuova agenzia educativa: sempre in servizio e facilmente accessibile. Lo smartphone rischia di diventare un nuovo educatore, che si sostituisce un po’ agli educatori classici: genitori, maestri, allenatori. Perché il cellulare, Internet, ti dà sempre una risposta. Poi bisogna capire se quella risposta è giusta. Chi più della comunità educante può aiutare a comprendere quali sono le cose giuste e sbagliate che si possono trovare in Rete”.
La domanda sorge spontanea: cosa devo fare come genitore? Educare, controllare? “Dobbiamo essere presenti”, risponde Ivano Zoppi, il che non significa “stare con il fiato sul collo dei figli, ma tornare a essere per loro un presidio educativo, bisogna avere il coraggio di educare. Non deleghiamo la forza educativa di questi temi solo alla scuola”. Regalare un telefono a un bambino è un impegno nel tempo. “Non possiamo comprare il cellulare e pensare che tanto è la scuola, con incontri sul tema, a educare a un uso corretto del dispositivo”, spiega Zoppi, che aggiunge: “Dare a ogni fanciullo il diritto a una navigazione sicura, costruttiva e gioiosa: è questo è il nostro compito”.
Nel momento in cui si decide di regalare uno smartphone a un bambino, il segretario generale di Fondazione Carolina, invita i genitori a stringere un patto con i ragazzi. “Facciamoli capire che si è ritenuto che abbiano raggiunto una maturità tale per possedere uno strumento di questo genere. Ma facciamolo con alcune regole, che ci impegniamo a rispettare tutti, che costruiamo e condividiamo insieme ai nostri figli:
Foto in primo piano: Family photo created by gpointstudio